Auguri

di Alessandra Dechigi

Nell’antica Roma e fra gli Etruschi esisteva un tipo di sacerdote il cui compito era interpretare la volontà degli dèi dal volo degli uccelli: questi erano gli Augure che non divinavano la volontà celeste in astratto, ma solo se una decisione o un atto già compiuti la incontrassero o meno.
Oggi, più nessuno contempla il volo degli uccelli per trarne auspici e l’augurio rimane un desiderio, una buona speranza che si esprime in occasioni speciali, come se si conoscesse già un volere delle divinità che sia corrispondente a ciò che si augura.
È suggestivo pensare che chi ci ha preceduto, persone come noi ma con credenze e stili di vita diversi ci abbia lasciato in eredità idee e modi di dire così duraturi, tanto quanto i loro più longevi edifici e necropoli. Ogni augurio ha una radice profondissima e cosi ogni parola è l’antica sedimentazione di altre parole pronunciate da chi allora, come noi adesso, condivide lo stesso cielo e la stessa terra.
Il fine settimana del 2-3 Novembre 2019 è stato intenso ed emozionante.
La sede prestigiosa dell’Ambasciata dell’India a Roma, ha fatto nuovamente da cornice al prezioso evento federale della consegna dei diplomi FIY ai nuovi insegnanti e l’inizio del corso accademico ISFIY per nuovi aspiranti.
Conclusione e inizio uniti nel tempo e nello spazio, nel vero spirito yogico della condivisione.

Annicchiarico Elisabetta, Borrelli Loredana, Caproni Sandra, Carovillano Lia, Casciaro Giovanni, Cignitti Sara, Cocozza Guido, De Vita Paola, Donati Nazareno Patrizio, Galluzzo Gaia, Grava Maura, Guerrera Sara, Morotti Lucia, Martucci Daniela, Mentali Vasco, Saraceni Valentina, Tinelli Sabrina, si sono avvicendati sul palco e hanno ricevuto il diploma dal Presidente FIY Eros Selvanizza, gli abbracci e i complimenti dagli insegnanti FIY Favale Porzia Maria, Migliarino Loretta, Olivieri Massimo, Sciuto Rosa, Velletrani Alessia, gli applausi dalla platea dei neo-iscritti.
Ognuno ha condiviso un pensiero, un sentimento, un’emozione, un ricordo, l’esserci.
L’alternanza dell’inizio e della conclusione ha tracciato spunti per parlare di pazienza, coesione, semplicità e autenticità.
Tutto è stato autentico, vero e unitario: gli allievi, gli insegnanti, le emozioni e soprattutto l’insegnamento.
Ognuno dei presenti ha potuto sperimentare le virtù della pratica di Satya: nessuno desiderava qualcosa, ma tutti eravamo partecipi di un senso comune di appartenenza e il tempo passato insieme non è stato semplicemente Kronos, ma si è svelato nella sua più profonda essenza di Kairos.
A chi sa viaggiare sul piano delle non-resistenze, la vita offre doni e grazie infinite.

Allora un maestro disse: Parlaci dell’Insegnamento.
Ed egli disse:
Nessuno può rivelarvi se non quello che già cova semi addormentato nell’albore della vostra conoscenza.
Il maestro che passeggia all’ombra del tempio, tra i seguaci, non elargisce la sua saggezza,
ma piuttosto il suo amore e la sua fede.
Se egli è saggio veramente, non vi offrirà di entrare nella casa della propria sapienza;
vi condurrà fino alla soglia della vostra mente.
L’astronomo può parlarvi di come intende lo spazio, ma non può darvi il proprio intendimento.
Il musicista può cantarvi il ritmo che è dovunque nel mondo,
ma non può darvi l’orecchio che ferma il ritmo, né la voce che gli fa eco.
E chi è versato nella scienza dei numeri può descrivervi le regioni dei pesi e delle misure,
ma non può condurvi laggiù.
Perché la visione d’un uomo non può prestare le sue ali a un altro uomo.
E come ciascuno di voi sta da solo nella sapienza di Dio,
così ciascuno di voi deve essere solo nel suo conoscere Dio, e nel comprendere la terra.

Kahlil Gibran – Il Profeta – L’Insegnamento